Le Origini

Nessuno conosce l’Uno eterno, primordiale e assoluto, né quando il mondo è venuto ad esistere. Dio e la natura esistevano prima che apparisse l’uomo, ma evolvendosi  l’uomo è progredito e ha cominciato a rendersi conto del proprio potenziale. Grazie a questo è cominciata la civilizzazione. Con ciò si sono sviluppate le parole, e i concetti di Dio (Purusa), di natura (prakrti), verità (dharma) e yoga.

Dal momento che è molto difficile definire questi concetti, ogni uomo deve interpretarli secondo la sua comprensione. Quando l’uomo è stato preso dalla rete di gioie mondane, si è trovato separato da Dio e dalla natura. E’ diventato una preda per gli opposti di piacere e dolore, di bene e male, d’amore e odio, di permanente e transitorio.

Intrappolato tra questi opposti, l’uomo ha sentito il bisogno di una divinità personale (Purusa), che fosse suprema, non contaminata da pene, intoccata da azioni e reazioni, e libera dall’esperienza di gioia e dolore.

Preso da questa ricerca spirituale l’uomo ha sviluppato un codice di comportamento con il quale poter vivere in pace e in armonia con la natura, con i suoi simili e con se stesso. Così nacque un concetto generale di azione corretta dharma, verità e giustizia. L’uomo si è reso conto che deve mantenere il suo corpo sano, forte e pulito, allo scopo di seguire il dharma e sperimentare il divino dentro di sé.

Il termine “yoga” letteralmente significa “unione”. Lo yoga è l’unione del singolo uomo (jīvātma) con l’entità dell’universo (paramātmā).

Lo yoga fu sviluppato in India ma lo yoga è ancor più antico dell’India stessa…5000 anni fa già si praticava lo yoga nella Valle del Rio Indo, in questo luogo sono state ritrovate in alcuni scavi archeologici, immagini di posizioni di yoga che risalgono al periodo dei “dràvida”, civiltà che occupava la zona indiana prima ancora che questa si chiamasse India.

Secondo lo yoga delle origini, il creatore (Brahma) è stato il propositore originale del sistema dello yoga per la salute del corpo, il controllo della mente e il conseguimento della pace.

Le scritture classiche ci aiutano a tracciare una storia dello yoga, sappiamo che nelle Upanishad, testi filosofici indiani composti dal IXVIII secolo a.c. fino al IV secolo a.c. è dove si trovano i più antichi riferimenti scritti sullo yoga. Attraverso lo studio di questi testi si viene a conoscenza che lo yoga fu creato da Shiva, il primo Maestro nella storia dello Yoga. Shiva è anche chiamato “Smarantaka”, colui che distrugge l’ignoranza, perchè scioglie i nodi della mente fino a quando essa non realizza la sua forma primigenia ed incontaminata. 

Nel III secolo a.c. Patanjali scrisse gli Yoga Sūtra, che è composto da 195 aforismi divisi in quattro capitoli. Il primo riguarda la teoria dello yoga ed è rivolto a coloro i quali hanno già un pensiero bilanciato e stabilisce che cosa dovrebbero fare per mantenere il loro equilibrio. Il secondo capitolo sull’arte dello yoga inizia i principianti alle sue pratiche. Il terzo si occupa della disciplina interna e dei poteri (siddhis) che si guadagnano con la pratica. Il quarto e ultimo capitolo riguarda l’emancipazione o la libertà dalle catene di questo mondo.

Nel secolo VIII d.c. il filosofo Shankara  scrive la sua opera letteraria Vivēkachudamāni, un trattato filosofico-spirituale con lo scopo di aiutare l’individuo a liberarsi dall’illusione, considerata la fonte di tutte le sofferenze.

Nel secolo XI d.c., Gorakhnāth scrive il suo libro sull’Hatha Yoga e, che fu in seguito riscritto con il titolo Haṭhayoga Pradīpikā da un discepolo di Gorakhnāth, è uno dei principali testi sull’ Haṭha Yoga ed è organizzato in quattro capitoli:

  1. Asana
  2. Pranayama
  3. Mudra
  4. Samadhi.

Shankara e Gorakhnāth sono considerati i due maggiori esponenti e principali Maestri dell’epoca dello Yoga Medievale.

Nei secoli XIX e XX sorge una nuova generazione di Maestri, citiamo quelli che possono essere considerati i più espressivi Maestri dello Yoga Contemporaneo: Aurobindo, Ràmakrishna, Vivekananda, Shivananda, Chidananda, Krishnananda, Yogendra.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questi grandi insegnamenti sono arrivati fino ad oggi, per farci riscoprire il nostro potenziale divino (aham brahmasmi) ma anche per farci riconoscere il potenziale divino di tutti coloro che ci circondano. Quando riconosciamo la tela infinta della natura (prakrti), in noi stessi e negli altri diventiamo più gentili con noi stessi e con gli altri. Perché la saggezza pervade tutto, ed è sempre in attesa di essere riscoperta, com’era nel passato così è anche nell’era moderna. Onorando il passato ci muoviamo verso il futuro sempre più consapevoli del nostro corpo, del nostro respiro, delle emozioni, dei pensieri, dei rapporti con chi ci circonda, per portare un contributo vivo nella nostra società odierna.